25 marzo 2008

DO I LOOK LIKE A . . . WHAT???

Tra le cause dell’insolita letargia un ravvivarsi di gelo invernale: pioggia, vento e nevischio. Tra le conseguenze dell’insolita letargia un finesettimana pasquale trascorso immoto vagando per casa, pensando cose inutili, baloccandomi con le mie serie TV (Terminator: the chronicles of Sarah Connor; E.R. 14) e con una fissazione in testa: cercare di non assomigliare ad un cavolfiore. L’enfasi che metto nel cercare di ordinare i ciuffi che si asciugano scomposti mi scalda. Ancora una volta devo provare ad essere diverso da come sono. Non riuscendoci, mi posso accontentare di un risultato frutta e verdura. Uno sformatino, innocente broccolo fiorito sopra gli occhi a coprire le orecchie... L’incubo che mi avvolge come una ragnatela / La luce alla fine del tunnel...

20 marzo 2008

UNA STRANA LETARGIA PRIMAVERILE

Sarà che ho smesso di bere caffè durante il giorno, sarà che ho iniziato a farmi di amarissimo tè verde, sarà la stagione, ma proprio ora che gli animali si svegliano e non soffrono il freddo inverno io inizio a cadere addormentato ad ogni ora del giorno. Tutto pesante e confuso, anche con la musica alta nelle orecchie la testa cade. Per non parlare di quando si avvicinano alcuni picchi particolarmente bassi del mio bioritmo: non riesco nemmeno a parlare. Il Giardino è tutto giallo di mimose, narcisi e ginestra. Ma guai a sottovalutare i cespugli di innocue primule che ogni anno si moltiplicano dal primo fiore piantato anni fa.

KARAOKE E CAPELLI BIANCHI

Sabato ho passato un momento particolarmente tragico quando, asciugandomi i capelli dopo la doccia, nell’estremo tentativo di non somigliare ad un cavolfiore, ho avvistato, lucidi e malevoli nel loro definitivo contrasto cromatico, capelli bianchi svolazzare orgogliosamente appesi alle mie tempie. Non uno. Non due. Un numero imprecisato. Una minoranza destinata a crescere, a mescolarsi e contagiare tutto intorno. Allora provo a tagliarli alla base senza strapparli, a nasconderli dietro, a limitarne la crescita nulla potendo con la quantità. Tempo sprecato. Più avanti nella serata ho cercato, aiutato da Marco, alleato nei mezzi senza una comune iniziale strategia, di deviare l’esito di una serata karaoke da Roberta dalla china rovinosa di un avinazzamento triste che produce compiaciuti spiaggiamenti di malinconiche canzoni, in un insolita tragedia di me che interpreto celine dion, falsetto stonato accompagnato da Chiara e Roberta. Desistere! Desistere! Desistere! Ho strappato un sorriso a Giulia e nulla più. I’VE GOT TO FOLLOW ANOTHER DIRECTION, ACCELERATE! I’M INCOMPLETE, ACCELERATE!

5 marzo 2008

CRONACA DI UNA SCONFITTA ANNUNCIATA

Di solito non scrivo di cronaca sportiva e questa non è un’eccezione. Non sono capace di adattare il ritmo dall’andatura spesso zoppa e faticosa delle mie frasi scritte all’accattivante fluidità necessaria alla rappresentazione di una bella manifestazione come una partita di pallanuoto. Quello che è stato domenica non era infatti una partita di pallanuoto ma la conseguenza di affermazioni pronunciate con leggera baldanza dall’arbitro (nonché uno degli organizzatori del torneo di pallanuoto UISP in toscana e dirigente responsabile della squadra del Poggibonsi) nell’incontro prepartita e indirizzate a me e alla mia squadra: sappiamo tutti che ce l’ho con voi e che non vi sopporto, specialmente dopo i giramenti di palle del mercoledì (voleva cambiare il calendario degli allenamenti della sua squadra spostandolo dal giovedì al mercoledì ignorando il nostro parere contrario, non gli è stato permesso) quindi non mi fate incazzare che alla prima occasione ve la faccio vedere io. So essere ironico e sinceramente ho ascoltato le sue parole divertito, interpretandole come fossero un modo atipico e simpatico di smorzare le tensioni. Ma ovviamente mi sbagliavo. Dopo nove minuti dall’inizio della partita, il Nostro ha visto un fallo INESISTENTE (dichiarato inesistente non solo da chi l’avrebbe fatto ma anche da chi dovrebbe averlo subito!!!) e ha pensato bene di punire il nostro vicecapitano con un’espulsione definitiva che comporterà sicuramente una sua squalifica per le prossime partite. La partita si è presto trasformata in un incontro OlimpiaColle contro Arbitro (invece che contro Scandicci). Nel proseguimento le decisioni che l’arbitro ha preso sono state sempre le più svantaggiose nei nostri confronti, tentando palesemente di far crescere il nervosismo tra noi e la squadra avversaria, i cui tifosi hanno iniziato dopo poco ad unirsi nelle contestazioni all’arbitraggio parziale e antisportivo. Sappiamo perdere, l’abbiamo sempre fatto, ma toglierci così anche il divertimento è davvero troppo. Per fortuna ho cenato fuori insieme a cari amici ed abbiamo mangiato dell’ottimo pesce (d’accordo, non buono come quello sardo...) e bevuto un fresco e giovane vermentino toscano (d’accordo, non buono come quello sardo...).

COCOON

Stanotte ti ho sognato. Da mesi non ci vediamo, non ci sentiamo, non so che vita stai facendo. Ieri casualmente ho visto Elisa Pierantozzi. Non l’ho riconosciuta subito, poi l’ho sentita parlare accanto a me e mi sono ricordato di Trilly. Dopo qualche ora mi hanno chiesto di te, come stai e cosa stai facendo. Per parlarne con tranquillità, per scriverne, devo bere qualcosa perché non sono ancora tranquillo. Non sono sicuro di aver fatto tutto quello che era nelle mie possibilità. Ma non riesco davvero a capire il motivo delle conseguenze che sto vivendo. Il motivo della tua distanza. Davvero tutto ricade nel clichè stinto della vita che va avanti e nei diversi molteplici impegni che non permettono un incontro nemmeno casuale? Davvero costa tanto rispondere quando il telefono suona? Non so se mi vergogno di più ad ammettere di aver smesso di provare o di non aver smesso di sperare. Le tue parole e la tua ironia dissacranti hanno alleggerito molto le mie nebbie, spiace sapere di non essere stato capace di fare abbastanza per te. Vorrei sentire la tua voce.

2 marzo 2008

MEET ME IN THE CORNER

Secondo una versione aggiornata della teoria della relatività (galileiana) chiamata “TEORIA DEL MIO PUNTO NEL MONDO” è facile determinare la mia posizione in un luogo delimitato: sono nell’angolo. Dove c’è una visuale migliore. Dove posso controllare tutto a vista senza preoccuparmi di cosa accade alle mie spalle. E’ questo il motivo per cui preferisco la piscina al mare, il parco al bosco, la strada alla piazza. In una città voglio perdermi. Voglio sorprendermi ad ogni angolo non sapendo quello che troverò. Aprirmi ad ogni possibilità. Specialmente a Venezia, dove male che vada mi trovo affacciato sul mare e posso solo tornare indietro e cambiare strada. Però con Venezia si ritorna in un luogo chiuso (in senso lato). A Venezia non ci sono auto. Ovvio. La città perfetta a misura d’uomo. Si sale, si scende, si riflette. Ci si ferma per un ombra di vino rosso e un cicchetto. Si osservano le facciate ricamate vibrare nei loro riflessi d’acqua mossa. La paranoia dei ponti tutti uguali che meritano un bacio ad ogni passaggio. Il mistero dei sotoporteghi che aprono passaggi segreti nella pancia del corpo edificato. L’assenza di frenesia. La possibilità del mistero. La proiezione di una inconscia inquietudine. Mi sono perso un giorno a Venezia cercando di arrivare al Peggy Gugghenheim. Da Sydney un’amica stava festeggiando l’anno nuovo e cercava di aiutarmi a trovare la strada. Potenza degli SMS e di GoogleMaps.