Non ho mai imparato a fare il caffè. Di questo mi accusi. Come puoi offrire reali garanzie di affidabilità se non riesci neppure a coordinare un’operazione così elementare come quella di preparare un caffè? (ovvio che si parla di moka, niente cialde o astruserie moderne) Questa domanda, questa considerazione, rimbalza di bocca in bocca, pronunciata più volte. Tutte nella mia memoria a forma di groviera. In molti hanno pensato di regalarmi uno strumento nuovo, qualcuno c’è riuscito, qualche altro non ha fatto seguire il gesto all’intenzione. Di solito il caffè che preparo è solo per me. Lascio ad altri la preoccupazione dei loro palati offesi. Mi ritiro nell’odore acre del mio caffè sbruciacchiato. Anni fa avevo una cucina con un piano cottura infernale. Troppo distante il fuoco piccolo dal fondo della caffettiera: la polvere bruciava prima che il caffè uscisse. Troppo forte il fuoco medio regolato al minimo: la polvere bruciava prima che il caffè uscisse. Per fortuna non era solo un problema mio, chiunque (magistri caffettarum compresi) ha avuto problemi. Chi ha assaggiato quel caffè ancora storce la bocca.
Dunque il mio personale gusto non può essere preso a misura di un caffè ben fatto. Io apprezzo anche le ciofeche, le sbroscie, il caffè “americano”.
Però apprezzo di più quando il caffè me lo fanno.
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