In questa realtà ombelico-centrica io mi giro intorno.
Questo è quello che mi riesce meglio, questo è il limite della comunicazione. Se cambio punto di vista è per fare esempi di bella scrittura. Non credo di avere qualcosa da dire, tuttavia mi diverto a scrivere e a pensarci sopra. Non credo che interessino le mie idee sul mondo sulla politica sull’amore sulla musica o sul cinema. In questo immenso gioco di specchi riflessi (o scatole cinesi) dove il ruolo di guida è una spensierata serendipity (trovi qualcosa che forse ti interessa non sapendo che esisteva e non sapendo neppure di cercarla), decido di inserire suggestioni di parole, ricordi e pomeriggi. Non mi aspetto di venir letto, né un grazie o un “è successo anche a me”. Voglio condividere qualcosa a cui tengo senza che qualcuno me l’abbia chiesto. Decido di espormi come non ho mai fatto prima. Ho smesso di scrivere su carta e ho iniziato a scrivere qui. Pensare che potevo anche farne a meno è legittimo. Qui non c’è nulla di necessario. Tranne il lusso di vivere il superfluo.
20 febbraio 2008
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